sabato 20 Luglio 2024

Paura e propaganda:gli Usa liberano alcuni ostaggi ma non cambia la politica di potenza in Medio-Oriente

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All’indomani della visita di Rumsfeld nella prigione degli orrori, sono stati liberati decine di reclusi. Un marine ucciso nell’ovest dell’Iraq.

I militari americani hanno cominciato questa mattina a liberare centinaia di prigionieri rinchiusi nella famigerata prigione di Abu Ghraib, il “carcere degli orrori” alle porte di Bagdad, al centro dello scandalo sugli abusi e le torture ai detenuti.
Un primo gruppo di 315 reclusi ha lasciato stamane il penitenziario dove ieri, nel corso della sua visita a sorpresa in Iraq, si era recato lo stesso capo del Pentagono, il segretario alla Difesa Usa, Donald Rumsfeld.

Un primo bus ha lasciato il carcere in direzione di una base militare a ovest Bagdad dove sono attesi da diversi leader tribali. Dopo i prigionieri liberati oggi, ci sarà una seconda serie di rilasci il prossimo 21 maggio.

La liberazione dei detenuti era stata chiesta dalla Croce Rossa Internazionale che lo scorso ottobre aveva presentato alle autorità americane e inglesi un rapporto in cui, citando fonti stesse delle forze alleate, sottolineava come una percentuale dal 70% al 90% delle persone arrestare in Iraq era stata arrestata per “errore” e senza alcun motivo.

LE NUOVE FOTO DIVIDONO GLI USA
Un detenuto iracheno costretto a sodomizzarsi con una banana, prigioniere forzate a mostrare i seni, soldatesse americane sorridenti accanto a cadaveri di carcerati.
Mentre la Casa Bianca continua a chiedersi se e quando rendere pubbliche le foto degli orrori del carcere di Abu Ghraib, i senatori ed i deputati Usa non sembrano ancora essersi ripresi dal trauma delle immagini, presentate per tre ore in due sale sicure di Capitol Hill (una per ciascun ramo del parlamento).

Le foto, su dischetto digitale, sono state proiettate su schermi installati nelle due sale, per pochi secondi ciascuna (erano oltre 1800), insieme ad alcuni brevi filmati.
Una delle scene che hanno piu’ colpito i parlamentari e’ stata quella di un detenuto iracheno costretto a sbattere la faccia, piu’ volte e violentemente, contro le inferriate della porta di una cella, tirato da un corda legata alla vita.
Alcuni parlamentari hanno detto di essere entrati nella sala convinti che fosse necessario rendere pubbliche le foto ma di essere usciti con la convinzione opposta: sono immagini troppo violente per essere rese pubbliche.

Ma la decisione finale spetta alla Casa Bianca che appare divisa su cosa fare. Ma molti giudicano inevitabile la pubblicazione delle immagini che finirebbero in ogni caso, nelle prossime settimane, per giungere ai media americani.

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