sabato 20 Luglio 2024

A Yalta da antifascisti

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Il fondo non ha fondo

Questo fine settimana, a Yalta, dove i vincitori della Seconda Guerra Mondiale, i nostri nemici, si spartirono il mondo, ha avuto luogo un incontro internazionale a cui erano presenti diverse formazioni della reazione populista. Il Fatto Quotidiano ha dato risalto a questa riunione “rosso-bruna” dimenticandosi di tradurre il programma in russo che recita esattamente così: “Per la formazione di un consiglio antifascista della Federazone Russa” “Формирование антифашистского совета РФ”. Per l’Italia era presente Roberto Fiore. Come partitelli europei si annoverano il Vlaams Belan (quello stesso che con l’FPO austriaco andò con il cappellino in mano a chiedere sostegni e denari in Israele ma che prese giustamente due sputi e un calcio in culo), il Parti Communautaire National-Européen (da sempre una creatura sovietica), Ataka, BNP.  Ora possiamo anche dire che questa gente non legga il cirillico e che non sappia cosa è andata a sostenere. Oppure possiamo pensare che sia animata dalla solita furberia che conosciamo bene fin dai tempi di Fini e che recita così “dico una cosa ma ne penso un’altra e in ogni caso incasso”. E’ un po’ quello che accade con il Front National di Marine Le Pen, di Alliot, di Bilde e di Chauprade che si vuole “ultimo bastione d’Israele” e difensore della Lega Ebraica di Difesa (quella che ha passato decenni ad aggredire le manifestazioni del FN) e che non perde occasione per commettere il parricidio di Jean-Marie Le Pen. Fatto sta che, tra ignoranza, cialtroneria, pressapochismo e mediocre furbetteria materialista, la china intrapresa dal populismo reazionario da quando si è incentrato sull’antieuropeismo è evidente. Qui non c’entrano più le opinioni o le posizioni politiche o geopolitiche, un po’ c’entrano   i rubli che entrano generosamente nelle casse dei filo-russi ma neppure questo è fondamentale. Tutto, dicasi tutto, può essere concepito in quest’epoca in cui la stessa decadenza morale sembra ormai rappresentare, rispetto a noi piccoli ultimi uomini zarathustriani saltellanti come pulci, un’Età dell’Oro. E’ concepibile anche ignorare le lotte dei popoli, mistificare volutamente gli scenari internazionali. Si può perfino calpestare e insozzare il sangue dei camerati caduti, girare le spalle ai simboli che ci collegano generazione dopo generazione alla nostra stessa essenza e capovolgere i miti. In nome di un interesse presunto. Si può ma poi si finisce così: a Yalta, la sede in cui il nemico decise la nostra spartizione, per aderire a un consiglio antifascista. E lo si può fare con disinvoltura e naturalezza perché l’etica e l’etologia messe in mostra negli ultimi decenni questo consentono, anzi questo pretendono. Ma se si pensa di sfuggire ai simboli, proprio i simboli si rivelano implacabili. Antifascisti a Yalta… Cosa vuoi di più? Durante la Via Crucis disse “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. E’ probabile che anche questi non lo sappiano. Un rimpianto però lo abbiamo: quello di avere retto a testa alta la nostra guerra civile con i guerriglieri rossi e con i repressori e di esserne  sopravvissuti. Se avessimo perso, se ci avessero eliminati totalmente non avremmo assistito a quest’agonia penosa che non avrebbe avuto luogo. E non assisteremmo a furberie che si fondano sul rinnegamento dei padri e dei fratelli.

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