giovedì 12 Dicembre 2024

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Vedendo una nutrita protesta da parte di comunisti e sinistroidi, il “leader” di An preferisce la via della fuga lasciando sul posto 50 suoi seguaci a tenere duro. Tornano alla mente simili scene viste in passato, con Fini che mandava avanti i “suoi” Camerati e lui incominciava la ritirata. Ai funerali di chi cadeva con onore era però sempre presente e col microfono in mano! per la serie: “armiamoci e partite”

ROMA – Da una parte 200 giovani dei collettivi universitari, dall’altra 50 studenti di destra. In mezzo polizia e Digos. Troppo alta la tensione all’Università di Roma per permettere al vicepremier Gianfranco Fini di partecipare al convegno sulla Costituzione europea. E così il convegno salta, così come l’intervento del vicepremier. Nel frattempo davanti al piazzale della facoltà di Giurisprudenza la tensione resta alta. I due gruppi si scambiano insulti e offese. Dalla parte dei collettivi si diffonde musica a tutto volume e si mostrano striscioni del tipo “Guerra, fascismo, antiproibizionismo, immigrazione: Fini tela”. Fumogeni rossi colorano il tutto. Gli studenti di destra, che vedono svanire l’occasione di incontrare il loro leader, sono furiosi. “”E’ una vergogna. A tre giorni dalla firma della Costituzione europea nell’Università di Roma non si può parlare con chi ha rappresentato il governo alla Convenzione per colpa di quattro pagliacci che pensano di avere diritto di vita o di morte sugli italiani e sugli universitari” tuona Giorgia Meloni, presidente dei giovani di An.

Poco più in là la contestazione. Un ragazzo in felpa rossa si arrampica su un muro e accanto alla scritta ‘Facoltà di Scienze Politiche, scrive a caratteri cubitali “Antifascista”. Il preside della facoltà Fulco Lanchester esce a protestare. Francesco Brancaccio, studente del quarto anno di Scienze politiche, impugna il microfono e replica: “Come illustre costituzionalista lei, preside, non avrà nulla da ridire se scriviamo ‘Antifascista’, cioè un valore che la Costituzione afferma”.







“Siamo ad un clima da ’68 – continua Giorgia Meloni – dentro all’ Università c’è qualcuno che pensa di poter decidere chi deve parlare e chi no. Questa non è democrazia. Noi non avremmo contestato la presenza di Prodi in facoltà, se altri lo avessero invitato”.

Ma gli studenti dei collettivi non recedono di un metro. Anche Giulia parla dal microfono. Non ha più di 20 anni e chiede l’anonimato. “Abbiamo deciso di contestare Fini nella maniera più comunicativa e colorata possibile – afferma una studentessa – per noi lui resta uno che ha fatto leggi fasciste come quella antiproibizionista e la Bossi-Fini. Ed è il membro di un governo responsabile dell’intervento in Iraq”.

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