venerdì 19 Luglio 2024

Ad Atene e a Kiev c’è vento

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Ovunque altrove non si respira più

Il vento di Kiev è stato salutare perché sta facendo roteare le foglie morte, smuove la fanghiglia e riporta un po’ di chiarezza e di vitalità.
Ci dà, finalmente e forse per la prima volta da trent’anni in qua, una prova tangibile.
Fa infine emergere tutte le distorsioni e le patologie croniche dell’area fritta.

Due selezioni naturali
Non mi riferisco alle scelte di campo, di cui abbiamo già ampiamente parlato; non ritorno sulle mistificazioni del reale, sulla sindrome da identificazione protettiva, né sulle devianze delle demenziali caricature dei guardiani della Torah de no’antri che sputano sentenze teologiche sulla vita per loro così lontana. Questo in fondo riguarda poche seppur chiassose persone che fungono, come detto, da ranocchie dello stagno
Mi riferisco ad altro.
Al fatto che l’occasione nebulosa e improvvisa ha obbligato ognuno ad esprimere la sua mentalità.
E ci sono state immediatamente due selezioni naturali che hanno distanziato da una parte coloro che hanno il senso del sacro, del sangue e dell’esempio dai cervellotici e dall’altro i rivoluzionari dai pindarici.
Maidan sarà probabilmente ricordata per aver segnato una svolta e aver riportato noi segaioli dei massimi sistemi alla magnificenza cruda della realtà e dell’hic et nunc.

Non è solo da che parte stare
Chiarisco che la svolta, fondata sulle due selezioni testé elencate, non dipende dalla curva del tifo in cui ci si è seduti nell’assistere alla battaglia. Chi per restare abbarbicato alle sue mistificazioni del reale, con l’odio e con la bava che manifestano l’inferiorità razziale, ha travisato e calunniato i camerati ucraìni, si commenta da solo ed ha un solo luogo in cui possa essere accolto degnamente: un’assemblea di proci e di giovani partigiani.
Chi però per solidarizzare con loro ha iniziato a dirsi che i russi in fondo sono da combattere perché comunisti e oligarchi, che sono brutti e cattivi, ha dimostrato di non essere in grado di alzare la testa e di uscire dal travisamento del reale, dalla logica duale del buono e del cattivo. E, dunque, se ha passato la prima selezione (che resta la più importante), ovvero quella dei valori assoluti e della gerarchia del sacro, ben lontano si trova dalla mentalità rivoluzionaria.

Parigi o Atene?
Qui ci viene in aiuto – quasi a contrapporsi al vento di Kiev – l’avanzata elettorale del Front National che sta accontentando tutti. A Marine si perdonano molte di quelle intelligenze col nemico che sono state attribuite a torto ai camerati ucraìni ma che invece van bene a Parigi.
Perché? Ma per una ragione semplice semplice.
Per spiegarcela ci viene in aiuto un terzo vento, quello di Atene.
Rammento che quando prendevo posizioni decise in favore di Alba Dorata, se non ero il solo poco ci mancava.
C’è voluto il duplice assassinio di Giorgos e Manos perché l’area fritta iniziasse a guardare con altri occhi i camerati greci. Prima erano tenuti ai margini, guardati con sospetto, con cautela, con spirito snob. Perché? Perché, a differenza di Marine, non hanno simpatizzanti nell’intellighenzia borghese, non hanno patenti di frequentabilità. Ma soprattutto per un altro motivo: perché loro fanno contropotere, si mettono in gioco giorno per giorno, sono nei quartieri poveri, approntano a loro spese mercati per greci, auto per greci, sfondano i caselli. E vengono repressi: tutta la dirigenza in prigione senza neppure un’accusa e nessun giornalista che intervenga. Nemmeno l’area fritta nostrana.

Esorcizzare
Gli ucraìni e i greci sono i soli che stanno realmente facendo qualcosa, che si battono, che vengono uccisi, messi fuori legge. E sono quelli che meno vengono acclamati costì.
D’altra parte basta tornare indietro col tempo e pensare all’occupazione dell’immobile di Casa Pound, alle azioni di CP a L’Aquila presso i terremotati e rammentare le calunnie, le menzogne, le mistificazioni dei gelosi, degli invidiosi, degli stessi piccoli uomini che sputano sul sangue di Kiev.
Bisogna esorcizzare sempre il dramma e la tragedia, l’epos e il vigore, il coraggio e la dedizione se si vuol vivere tranquillamente da spettatori presuntuosi.

I numeri non sono sempre uguali
Ci si eccita per un risultato impossibile da quantificare (per l’assenza in molti comuni) dalla parte del Front National senza neppur rendersi conto che lì abbiamo un partito-gossip. Una sorta di Force France, fondato solo sul rapporto comunicazionale ed elettivo, senza strutture, senza selezione, senza scuola quadri, senza radicamento concreto al di là dello psicologico. Il contrario della Grecia dove il 6% (mi attengo al passato e non prendo in considerazione i sondaggi che lo danno in crescita) vale come peso specifico e come base di lavoro molto ma molto ma molto di più di quel che varrebbe un 40% del Front. Perché più stabile, meno effimero e lavorato costruttivamente.

La psicologia reazionaria dei frustrati
Ma è proprio questo che non piace all’area fritta: il lavorare costruttivamente.
Il condensato di nullità individualistiche che ha fatto seguito al clamoroso fallimento missino pretende sì di avere dei panorami teorici rivoluzionari ma di viverseli in pantofole; è animata dagli stessi sentimenti, dalle stesse invidie, dagli stessi rancori e dalle stesse vendette per delega che contraddistinguevano a suo tempo la borghesia comunista.
A parole sono mangiatutto e irriducibili della nuova Torah; in pratica sono nulla e sono soprattutto agli antipodi di qualsiasi concezione rivoluzionaria.
Amano sentirsi rappresentati (che si tratti di Ahmadinejad, Putin, Nethaniau, Marine Le Pen non cambia assolutamente nulla: è la proiezione psicotica che conta). Non si prendono mai in mano da soli. Hic et nunc non esiste è sempre domani egli (o ella).
E procedono in preda alla psicologia reazionaria.
Psicologia, non cultura reazionaria che è tutt’altra cosa e che è indispensabile per una sana rivoluzione.
La psicologia reazionaria è praticamente quella dell’adolescente che si sente vessato ingiustamente dai genitori e sogna che muoiano in un incidente per essere infine libero. Perché è ansioso, insoddisfatto e implora sempre un intervento miracoloso per cambiare di condizione, visto che lui non è in grado di farlo da sé.
Questa patologia si traduce, politicamente, non nella costruzione di un’alternativa ma nella demonizzazione di un ente che, se rimosso, tutto cambierebbe. Oggi questo superdannato è la Ue.
Per l’adolescente tutto il male viene da papà Ue e quando muore egli sarà libero. Quindi era meglio ieri, quando la mamma però era altrettanto cattiva, ma, si sa, la memoria è selettiva. E sarà meglio domani perché sarà di nuovo ieri.
Inseguendo questa chimera che attesta solo un alto grado di regressione mentale, si fa sistema valoriale e ci si affida, come Marine (ma senza le sue capacità) al vento della psicologia reazionaria, senza alcuna progettualità che consenta di farne qualcosa nel caso andasse in porto. Una tristezza!
Ben diversamente da Atene e da Kiev.

Respirando
Ieri per Roma c’erano dei manifesti a firma di più comunità.
Cercando di violentare la realtà a piacimento questi manifesti recitavano “Roma è con Putin. Obama ospite indesiderato”. Mi hanno fatto simpatia, ma sono ancora una volta emblematici dell’irrealismo più assoluto. Non potevano esprimere meglio una realtà fantastica e onirica.
Ieri a Roma per la prima volta un presidente americano non ha causato ostilità o fastidio.
Loro, gli americani, sanno lavorare: è dal 2008 che stanno imponendo esattamente lo stato d’animo e l’immaginario di cui si fa portavoce la destra terminale
Oggi gli italiani , come più o meno tutti gli occidentali, hanno rivolto sull’Europa quel risentimento che prima provavano verso gli americani che tornano ad essere visti come dei liberatori o comunque come dei fratelli maggiori sui quali contare. E tutti noi negli ultimi anni abbiamo contribuito parecchio.
L’intera destra europea sta alla frutta. Per fortuna che c’è il vento di Kiev e che c’è il vento di Atene. Forse qualcuno riprenderà a respirare aria pura.
E se fossimo in pochi, sarà ancora meglio. Basta che si respiri. 

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