Francesco e Saviano vogliono più immigrati
Il condomino di San Pietro ci richiama all’accoglienza, affranto dal senso di colpa e vergogna per il trattamento disumano riservato ai migranti. E poiché non c’è verso e tocca sorbirsi la predica ogni qualvolta si sfoglia un giornale – quei maledetti due minuti davanti al caffè –occorre assecondare il gran sacerdote e cercare una soluzione. Lo chiede, peraltro, anche Saviano –per Bacco – che da ultimo ieri ha affermato di vergognarsi di appartenere ad un paese razzista. Si vergogna il papa, e già son cazzi, ma se si vergogna Saviano è grave. Nonostante sia uso e consumo, per gli amici / fratelli maggiori di Francesco, bombardare gli “stranieri” in Palestina, noi dobbiamo aprirci, case e portafogli, per la salvezza dei new Italians. Lampedusa è al collasso e le risorse dello Stato non sono sufficienti all’accoglienza, si può dare di più. Se l’old Italian perde lavoro, famiglia e identità, poco male: accogliamoli tutti, perché senza più lacci e lacciuoli di sangue, cultura e lingua, costruiranno l’eden multirazziale. Quello preconizzato da Raspail, che tuttavia vedeva il papa in prima fila spogliarsi dei beni e mettere all’asta San Pietro ed i suoi ori. Francesco, purtroppo, ha differenti abitudini, predica bene ma frequenta salotti piuttosto difficili, in termini di munificenza, preferendo adoperare 8X1000 e finanziamenti pubblici. Ma se i campi profughi sono al collasso e tanto dolore patisce, azzarderei a sua santità la proposta di attrezzare adeguatamente piazza San Pietro e la Città del Vaticano tutta. Quanti patimenti si risparmierebbero ai giovani virgulti d’ebano, alle puerpere dai denti d’avorio, quanta sofferenza allevierebbe loro poter fruire di stanze affrescate, tappeti e cristalli e cessi di ceramica pregiata e rubinetti d’oro. Quale sollievo, il cibo di quelle cucine e i candidi guanciali. Francesco lenirebbe le sue pene e forse anche Saviano, iscrivendosi fra i volontari, nel pulire cessi troverebbe finalmente una ragione alla propria esistenza.
