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altInaugurata la mostra a Predappio

Sabato 25 giugno 2011 alle ore 17.00 è stata inaugurata a Predappio nella casa natale di Benito Mussolini la mostra storico documentaria “Città di fondazione italiane 1928-1942”.
La rassegna è dedicata alle città progettate e costruite durante il ventennio fascista.
Si tratta di una mostra imponente, con una coreografia spettacolare costituita da fotografie di grande e grandissimo formato. Sono inoltre esposti plastici, planimetrie, schede storiche e urbanistiche delle città, manifesti e libri d’epoca. Strutture multimediali consentiranno la proiezione di interessanti e rari filmati del periodo. L’esposizione, curata da Fabrizio Forte e Massimiliano Vittori, rappresenta un segmento importante della storia architettonica, artistica e culturale italiana. La mostra, sostenuta e promossa dal comune di Predappio e dall’Associazione Nazionale delle Città di Fondazione è stata esposta a Latina, Cagliari, Caltagirone, New York, Torviscosa, Tresigallo.
Con l’occasione è stata presentata la nuova edizione del catalogo, curato dal Prof. Giorgio Pellegrini dell’Università di Cagliari.

Sono intervenuti:
Giorgio Frassineti, sindaco di Predappio
Roberto Fasan sindaco di Torviscosa
Dario Barbieri sindaco di Tresigallo
Fabio Bianchi Assessore alla cultura della Provincia di Latina
Maurizio Pirisi Assessore all’Urbanistica del comune di Alghero.

SCHEDA

Gran parte dei centri sorti ex novo durante il ventennio vennero progettati in seguito all’eccezionale opera di bonifica idraulica e fondiaria che, con ritmo inizialmente sostenuto poi con minore intensità, interessò in totale circa 4 milioni di ettari di territorio italiano.
Le prime città nuove del fascismo, motivate dai presupposti ideologici della battaglia del grano, nacquero dunque in funzione rurale, quali poli a servizio del risanamento di grandi plaghe malariche e dell’incremento della produttività agricola, quartier generali a capo di un’estesa area di appoderamento. Tutto ciò fu possibile grazie alla redazione di precise norme legislative (la legge del 24 dicembre del 1928 sulla Bonifica Integrale, seguita dal Testo Unico n. 215 del 13/2/1933) e al sostegno concesso a soggetti pubblici aventi come scopo lo sviluppo fondiario e la colonizzazione delle «terre redente»: basterà ricordare il fondamentale ruolo avuto in questo senso dall’Opera nazionale per i combattenti.
Mussolinia (ora Arborea, 1928-1935), Fertilia (1936-1943), Segezia (1939-1942), e le città dell’agro pontino-romano – Littoria (oggi Latina, 1932), Sabaudia (1933-1934), Pontinia (1934-1935), Aprilia (1936-1937) e Pomezia (1938-1939) – sono solo alcuni dei casi esemplari.
La seconda classe dei nuclei urbani di nuova fondazione è quella dei centri cosiddetti «autarchici», determinati dal sostanziale rivolgimento dei più forti interessi economici dello Stato dal settore primario a quello industriale, specie a partire dalla seconda metà degli anni Trenta. Si tratta di piccoli villaggi o veri e propri centri amministrativi, destinati ad accogliere una popolazione prevalentemente operaia, collocati a pochissima distanza dai luoghi di lavoro, e attestano lo sforzo di potenziamento delle piuttosto limitate risorse nazionali in pieno clima di chiusura delle frontiere. Tra queste città vanno annoverate Carbonia (1938), polo direzionale dell’attività estrattiva del carbone del Sulcis sardo, Torviscosa (1937-1940) in Friuli, legata alla locale fabbrica di produzione dell’omonima fibra tessile, i centri minerari di Arsia (oggi Rasa, 1936-1937) e Pozzo Littorio (1940) in Istria.
Caso particolare è Guidonia (1935-1937), edificata a nord est di Roma, nelle vicinanze dell’aeroporto di Montecelio, e subito battezzata «città dell’aria», mentre a Tirrenia (1939), sulla costa tra Pisa e Livorno, o alla stessa «rurale» Sabaudia, fu fin dal principio suggerita una «specializzazione» terziaria, una vocazione turistica.
È evidente come tali iniziative urbanistiche, nell’una e nell’altra motivazione, siano strettamente dipendenti dall’assetto e dalle linee politiche ed economiche ufficiali, sebbene alcuni dei centri siano stati realizzati per volontà privata, come Tresigallo (1935-1938) in provincia di Ferrara, ideata e finanziata per iniziativa del Ministro dell’Agricoltura Edmondo Rossoni, la «città sociale» di Valdagno (1928-1935), in provincia di Vicenza, fatta edificare dall’illuminato imprenditore Gaetano Marzotto, o la stazione di villeggiatura del Sestriere (1930-1934), realizzata per conto della famiglia Agnelli, che è da menzionare quantomeno per la sua subitanea elevazione al rango di municipio.
Nell’elenco delle città, va sottolineato, sono stati anche compresi diversi abitati già esistenti in epoca precedente, ma che conobbero allora, per le stesse ragioni sopradescritte, una radicale trasformazione urbanistica e architettonica e, riconcepite in maniera unitaria, assunsero caratteri di modernità novecentesca, come le già citate Tresigallo e Valdagno, Colleferro (1934-1935), cittadina industriale non distante dalla capitale, o Predappio (1925-1934) in Romagna, dove l’intervento assunse valenze simboliche volte a mitizzare i luoghi di origine di Mussolini.

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