venerdì 19 Luglio 2024

Ecco perché mi fa spesso male la testa

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Autodifesa dagli stimoli nocivi, tipo la gente intorno e quello che dice

Emicrania: non una vera malattia, ma una risposta difensiva frutto di milioni di anni di evoluzione che, per quanto invalidante, ha finito col favorire la sopravvivenza della nostra specie risultando vantaggiosa per alcuni individui. Questa la sorprendente interpretazione che il presidente onorario dell’Anircef (Associazione neurologica Iitaliana ricerca cefalee) Vincenzo Bonavita, dell’Università di Napoli, presenterà a fine maggio al congresso internazionale sul mal di testa organizzato a Stresa dal Centro cefalee dell’Istituto Besta, di Milano. “Possiamo considerarla un meccanismo di difesa che, ad esempio, evita l’ingestione o l’inalazione di particolari tossine: il cervello dell’emicranico le identifica subito dando l’allarme — dice Bonavita —. Se nell’ambiente si verifica un cambiamento (temperatura, illuminazione, umidità) che può turbare l’equilibrio dell’organismo, il cervello di queste persone è il primo ad accorgersene e innesca il sistema difensivo dell’attacco emicranico che le allontana subito dal pericolo”.
Quando non diventa un eccesso di difesa, l’attacco è dunque un’utile risposta. Gli emicranici hanno sviluppato sistemi che entrano in allerta con largo anticipo, ma sono così sensibili che talvolta fanno scattare l’allarme anche quanto non servirebbe. Se parte l’allarme del dolore, s’innesca il cosiddetto sickness behaviour, comportamento plasmato dall’evoluzione e comune a tutti i mammiferi che, quando si ammalano, interrompono le consuete attività ritirandosi in un luogo tranquillo e protetto dove giacere o assopirsi per ottenere una rapida guarigione. L’emicranico si comporta proprio così: cerca il riposo al buio e in silenzio.
I principali sintomi che avverte (dolore, ipersensibilità ai movimenti) hanno un unico scopo: obbligarlo a interrompere ogni attività che comporti dispendio di energie, costringendolo a giacere immobile, col desiderio di dormire in un luogo appartato, lontano da stimoli nocivi. “Negli emicranici il sickness behaviour è la cosiddetta crisi emicranica con la sua ipersensibilità a luce, rumori, odori e stimoli tattili che segue l’attacco doloroso — spiega il responsabile del Centro cefalee del Dipartimento di Scienze neurologiche dell’Università Federico II di Napoli, Roberto De Simone, coautore dello studio presentato dal professor Bonavita —. In queste persone la sequenza allarme-dolore-sickness behaviour si attiva fin troppo facilmente per l’imperfetto controllo degli interruttori di questa reazione difensiva”. Ma se avere una soglia troppo bassa come gli emicranici può provocare una vera invalidità seppure permanente, perché l’emicrania non si è estinta come altre malattie che comportavano uno svantaggio evolutivo? “Perché la particolare sensibilità degli emicranici a stimoli eccessivi o tossici che si conserva anche negli intervalli tra le crisi e il dover ogni tanto staccare per forza la spina — risponde De Simone — li ha tenuti lontano dal pericolo, con un effetto protettivo vantaggioso per la loro sopravvivenza”.

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