venerdì 19 Luglio 2024

La Cina sfida Apple e Google

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L’attacco di Cos

Si chiama Cos l’avamposto digitale della sfida della Cina all’enorme potere di Google, Apple e Microsoft nel settore dein sistemi operativi per smartphone e tablet, ovvero le macchine che

hanno conquistato il primo posto per vendite e utenze nel mondo. E che però sono animate da

piattaforme prodotte altrove, nella Silicon Valley, fuori dai confini della Mainland cinese. Un mercato da miliardi, finora lasciato ai big della tecnologia. E anche uno scenario da possibili “cavalli di Troia”, visto anche lo scandalo Datagate, per far arrivare occhi esterni a vedere nel profondo della società cinese. Che è sempre più mobile e sempre più connessa, almeno nelle grandi città e in quelle nate accanto alle industrie che producono hardware per Google, Apple e Microsoft. O anche enormi aziende locali come Huawei e Zte che sfornano centinaia di migliaia di smartphone e tablet basati su Android, e che ora avranno un’altra opzione per quanto riguarda il sistema operativo da installare.

Great Firewall of China. Ma non ci sono solo i dispositivi mobili nel piano cinese.

Sorpassando a sinistra un po’ tutti, Pechino punta anche ai desktop e ai notebook, anche perché la loro esistenza è ormai quasi del tutto dipendente dal mondo mobile. E così Cos, presentato dall’Accademia cinese delle Scienze e Liantong Network Communications Technology, è pronto ad adattarsi a qualunque hardware gli si pari davanti. E a proteggerlo da incursioni esterne: “E’ un prodotto strategico per la sicurezza nazionale, urgentemente necessari a seguito delle rivelazioni riguardanti le politiche di sorveglianza degli Stati Uniti e il termine del supporto a Windows XP di Microsoft”, dicono dall’Accademia delle scienze cinese. Una vera e propria Grande Muraglia digitale insomma. Costruita e pensata interamente all’interno del paese, dal codice all’interfaccia utente. Anche perché le parole dell’Accademia sono chiare: “I sistemi open source attualmente esistenti comportano rischi per la sicurezza, mentre altre piattaforme “estere” potrebbero riscontrare difficoltà ad ‘acclimatarsi’ in Cina”. I cardini sui cui si basa l’esistenza di Cos sono questi.

Cos, la Cina ha il suo sistema oGiardino cinese. All’interno della Muraglia digitale non c’è niente di diverso dal “giardino protetto” dall’esterno offerto da altre piattaforme, visto in chiave governativa. Ma Li Mingshu, il direttore dell’Istituto del Software presso l’Accademia, punta oltre la semplice protezione. E ha dichiarato che gli ingegneri al lavoro su Cos intendono non solo migliorare la piattaforma, ma puntano a superare altri sistemi che dominano il mercato cinese di oggi. Anche quelli di aziende, come Apple, che hanno appena chiuso importanti accordi di distribuzione sul mercato cinese e si preparano ad invadere il dragone con i propri prodotti “stranieri”. E Cos potrebbe impensierire anche Google, che secondo i dati di mercato rappresenta al momento il 90% del mercato mobile cinese.

Smartphone e app. Per quanto riguarda adozione e collaudo Chen Feili, il vicedirettore generale di Liantong, ha dichiarato che China Mobile e China Telecom hanno potuto testare negli ultimi tre mesi smartphone basati su Cos. I nomi dei produttori di hardware non sono stati resi noti ma Feili parla di “quattro modelli di smartphone” che già utilizzano il sistema operativo. Per quanto

riguarda le applicazioni, Cos può eseguire applicazioni Java, e supporta nativamente Html 5. Secondo Chen questo porta Cos a poter utilizzare oltre 100.000 applicazioni, sotto forma di web app o programmi nativi. Nel video trasmesso dalla Cctv, i dispositivi Cos mostrati facevano girare applicazioni e giochi noti come Angry Birds e Cut the Rope, ma lo smartphone che li ospitava era un anonimo dispositivo nero. Non dissimile da un qualsiasi Android senza marca o con nomi improbabili, di cui sono pieni gli scaffali e i siti cinesi. Android del resto potrebbe essere il “cuore” di Cos, anche se non ce n’è la certezza perché la piattaforma cinese non è open source.

Cos insomma è posizionato in rampa di lancio con un’ambizione pari a quella che ha portato la Cina sulla Luna. Non è noto quanto Pechino abbia investito nello sviluppo ma le cifre sono probabilmente stratosferiche. Feili dichiara che l’obbiettivo è rendere Cos il sistema operativo principale in Cina.

Il Quotidiano del Popolo definisce la piattaforma come la “realizzazione del sogno cinese nel campo dei sistemi operativi”, ma tra gli utenti finali, online, la reazione è stata diversa. Qualcuno ha addirittura scelto la satira: “Il nome esteso potrebbe significare copia un altro sistema”, scrive un utente di Weibo, dove Cos starebbe per “Copy Other Systems”. E si aggiunge: “Cos non è open source perché chi l’ha realizzato ha il terrore che gli altri possano vedere che il codice sorgente è lo stesso di Android, e che possa essere accusato di rubare i soldi al governo”.

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