venerdì 19 Luglio 2024

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 “Nel 2015 dobbiamo essere preparati ad affrontare una situazione più difficile dello scorso anno”. Lo ha affermato il direttore di Frontex Fabrice Leggeri in un’intervista all’Ansa. “A seconda delle fonti – spiega – ci viene segnalato che ci sono tra i 500mila ed un milione di migranti pronti a partire dalla Libia”. Leggeri ha toccato anche il tema della possibile presenza dell’Isis dietro il traffico dei migranti in Libia: “Dobbiamo essere coscienti dei rischi. Ad ora non ho prove per dire che hanno la situazione dell’immigrazione illegale sotto controllo. Ma dobbiamo stare attenti”. “Abbiamo prove che i migranti sono stati forzati a salire sulle imbarcazioni con le armi – dice -. Non ho niente per dire se fossero terroristi. C’è preoccupazione tra gli Stati. Perchè se questo non accade ora potrebbe accadere in futuro”.

Leggeri ha parlato anche del ruolo dell’associazione nell’emergenza legata agli sbarchi: “Se si vuole che Frontex faccia più operazioni abbiamo bisogno di risorse e staff e dell’impegno degli Stati membri a rendere disponibili i loro mezzi”, ha dichiarato, aggiungendo poi che “Frontex è una parte. Da solo non è sufficiente ad affrontare questo enorme problema. Ad esempio, la cooperazione con i Paesi terzi è molto importante”.

“Le autorità italiane hanno fatto passi per rafforzare la sicurezza e mitigare il rischio dopo le minacce di trafficanti armati durante un salvataggio vicino alle coste libiche”, ha affermato il direttore esecutivo di Frontex, “non posso entrare nello specifico perché sono informazioni sensibili. Su questo abbiamo avuto anche uno scambio di vedute con gli Stati Ue. Ma questo non significa che domani non ci siano incidenti. E’ vicino alle coste libiche che c’è il rischio”.

Leggeri ha anche spiegato come la competenza dei soccorsi spetti allo Stato membro e come l’agenzia Ue fornisca invece aiuti: “Non c’è contraddizione tra la missione di Triton ed il suo contributo alle operazioni di ricerca e salvataggio. Sono complementari. L’operazione Triton è sotto la catena di comando italiana” che si occupa di controllo delle frontiere. La ricerca ed il salvataggio in mare rientrano invece sotto la competenza di una diversa catena di comando – ha spiegato Leggeri -. Ma se c’è bisogno di fare soccorso in mare, i due comandi si parlano e “Triton interrompe le operazioni di controllo delle frontiere e rende disponibili i mezzi di Frontex per la ricerca e il salvataggio fino a quando c’è necessità. Dal primo novembre un terzo delle vite sono state salvate grazie al nostro contributo”.

Alle parole di Leggeri ha replicato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: “Non serve sollevare allarmi e allarmismi, si tratta di impegnarci di più, noi italiani e l’Europa, per fronteggiare il fenomeno delle migrazioni. Quello che chiediamo a Frontex è maggiore collaborazione”. “Certamente c’è un incremento di immigrazione – ha aggiunto il ministro -ma non mi metterei a dare particolari numeri. Bisogna lavorare sui numeri dell’impegno comune anche economico per fronteggiare questa situazione. Io francamente, più che occuparmi di scenari più o meno allarmanti sto cercando la collaborazione dell’Unione europea per tenere il più possibile sotto controllo questo fenomeno. L’ immigrazione ci sarà sempre ma possiamo dare un contributo per renderla più regolare e più compatibile con le condizioni di accoglienza e di umanità che sono necessarie”.

Sulla stessa linea del ministro anche Christopher Hein, direttore del Cir (Consiglio Italiano per i Rifugiati): “Frontex farebbe bene a non alimentare allarmismi. E’ inutile sparare cifre – 500mila, un milione in arrivo dalla Libia – e fare previsioni, molto più opportuno pensare concretamente ai disperati che arrivano sulle coste europee. Prima di diffondere numeri sulla base di qualche studio, sarebbe il caso di pensare a come creare corridoi umanitari per consentire un approdo in sicurezza a quanti lasciano il Nord Africa”. “Non è detto – ha aggiunto Hein – che tutti coloro che provengono dall’Africa subsahariana siano effettivamente in procinto di imbarcarsi dalle coste del Nord Africa. Anziché diffondere cifre allarmistiche sarebbe preferibile valutare effettivamente le necessità delle persone più vulnerabili che proprio in Libia sono sottoposte ad ogni tipo di violenza e di abuso. Bisogna pensare a dei canali umanitari per assicurare a chi si trova ad affrontare il Mediterraneo un arrivo in condizioni di sicurezza, per quanto possibile” 

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