venerdì 19 Luglio 2024

Per un Polo del Popolo

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Già sabato presso Milano, con Polaris, puoi partecipare a quel cambio di dimensione

Venerdì, a caldo da Tor Sapienza e dalla Serpentara, ho lanciato la formula di un Polo del Popolo.
Non è una boutade intellettuale, è la lettura del momento drammatico, tragico, fluido e positivo che stiamo attraversando.
Dalle “primavere arabe” – che da noi si manifestarono nelle tre fasi di golpe ad opera di Fini, Frattini, La Russa e Monti in amorosi sensi con Draghi e Napolitano – fino ad oggi, era stato solo un triste ristagnare e una corrosione continua.
Ora le prospettive mutano.
Non saranno mai positive per i disordinati mentali, e mi riferisco a una buona fetta di quel quid antropologico sovente ideovariato che si definisce “area”.
Chiunque persegua soluzioni improvvise, definitive, apocalittiche, sempre prodotte da altri, come crolli sistemici e sbarco sulla luna di marziani, cinesi, russi o ku klux klan, sarà delusissimo e meglio sarebbe che neanche partecipasse ad azioni che domandano una struttura mentale e comportamentale non soggetta a umori e nevrosi.
Per chi intende rimboccarsi le maniche e acquisire un modus operandi mussoliniano, soreliano, peronista, leninista (fate vobis) le prospettive sono invece improvvisamente buone.

Avete detto Salvini?
A scanso di equivoci chiariamo subito che quel Polo è da costruire. Ho parlato di un’azione movimentista plurale che si proponga come suo cemento.
Importante ribadirlo perché uno dei difetti principali del quale sembra non ci si riesca a liberare è l’identificazione plastica e pedissequa in quello che già c’è.
A suo tempo davvero in pochi si posero in modo sensato rispetto al berlusconismo, a quanto di sconvolgente comportava (tramonto dell’antifascismo, politica energetica e diplomatica a est, rilancio delle proposte di nazionalizzazione della Banca d’Italia) e agli spazi che apriva e che andavano occupati, sacralizzati e organizzati e non sfruttati in logica parastatale; quasi tutti lo fecero in modo stupidamente mimetico: o viva lui o lui abbasso.
Parimenti era successo, anche se con minor intensità, riguardo a Bossi e parzialmente, in seguito, sarebbe avvenuto rispetto a Grillo.
Oggi è innegabile che il primo, il più veloce e il più capace a porsi come catalizzatore populista sia stato Salvini ed ecco che si ricomincia con le menate dei salviniani e degli antisalviniani. Maturare, per piacere!
Personalmente non mi riconosco in nessuno dei quattro leaders populisti né aderisco ai loro programmi. Paradossalmente quello di Salvini mi è più distante di quelli di Berlusconi e di Grillo.
Il punto è ben altro. Come i marxisti, i trozkisti, gli stessi stalinisti, sanno partecipare a movimenti popolari per renderli di classe, così noi dobbiamo partecipare a reazioni popolari per indirizzarle in senso rivoluzionario. Che non significa insurrezionale o antagonista (quello è ribellismo) ma dotato di mentalità dinamica, strategica e di una lucidità indirizzata a mutare radicalmente i presupposti sociali, economici e soprattutto ideali in vigore.
In questa prospettiva ribadisco quello che ritengo sia da perseguire, nella più articolata pluralità dei soggetti in campo: l’acquisizione di concetti che sono anche prassi: l’Autonomia, l’Azione diretta, l’Organizzazione di popolo, la Partecipazione, il Superamento della delega.
Di tutto il resto ce ne freghiamo e anche di portare acqua a questo o a quel mulino che non è mia intenzione né mio cruccio. Io mi occupo del lievito, della farina e del buon pane, non di venderlo.
Di mercanti di idee e di sentimenti ne abbiamo fin troppi.

Ius Soli contro Ius Sanguinis
Posto che un esiguo numero di gente purtroppo chiassosa che si autodefinisce camerata è invidiosa e in mala fede per natura e che una discreta fetta di camerati non male è invece mentalmente pigra, per cui gli uni e gli altri, per motivazioni diverse, prenderanno la scorciatoia e concluderanno che questa è un’infioritura per un processo di sottomissione alla Lega Nord, chiarisco che con Salvini io non sono d’accordo quasi su nulla. Non sull’Euro, non sulla Germania, nemmeno tanto sul taglio di critica alla Ue. In quanto alla Lega non sono di sicuro secessionista e in fondo neppure federalista.
L’unica cosa che mi accomuna con la retorica leghista è “Roma ladrona” con lo schifo, in me però molto più intenso, che essi provano verso una cultura di amministrazione del potere che in questa città ha radici molto vecchie, quelle stesse che causarono la rivolta luterana.
Quello che invece ci mette dialetticamente a confronto con Salvini e con chiunque altri si ponga realmente (dunque banda Alemanno/Alfano pregasi tenersi lontanissima) dalla parte della gente incazzata è la difesa contro lo Ius Soli (e qui Berlusconi è diventato improponibile).
Lo Ius Sanguinis è la frontiera che va difesa assolutamente per non scomparire nella generazione futura, non solo biologicamente come vorrebbero farci credere i commissari politici e gli apprendisti stregoni del politicamente corretto, ma anche culturalmente, memorialmente e nelle capacità di conservare e coltivare l’identità.
Non si tratta solo di quello – che già è quasi tutto – ma della riconquista del ruolo di Vir, di Pater (da cui Patria), di Auctoritas, e quindi di libertà nell’autonomia, il che si traduce automaticamente in rapporti tra socii (alleati) che sono produttori e guerrieri e diventa al contempo socializzazione e corporativismo essendo tutt’altra cosa dalla retorica sociale dei papponi.
Rivoluzione come prassi, dall’humus.
Chi ha timore di portare acqua al mulino di Salvini è a questa mentalità che deve approdare ed è muovendosi da protagonista e quindi creando potere che si differenzierà e, se ne è capace, che s’imporrà. In quanto alla creazione di potere il come lsi faccia o abbiamo chiarito più volte con Polaris, è sufficiente interessarsene,
Ma questo timore, ribadisco, non è più di tanto affar mio: io punto alle prospettive e di sicuro non lo faccio mettendomi sotto qualcuno.
Invito invece tutte le componenti sane e particolarmente le individualità sane a cooperare per la creazione – ribadisco creazione di non adesione a – del motore di quel Polo di Popolo.

Hic et Nunc
Oggi qualcosa accade in Italia, in Grecia, in Ungheria, ad est e anche altrove.
Il nostro compito è quello di offrire prospettive, soluzioni, ruoli, mentalità, quadri, avanguardie, per trasformare queste sane reazioni in qualcosa di molto più sostanzioso e lungimirante.
Personalmente questa strada l’ho intrapresa. A partire dalle proposte per una rivoluzione europea che ho testé pubblicato, che in qualche modo tradurremo in francese e in inglese e che andrò comunque ben presto a proporre e anche a discutere in Europa con i soggetti più interessanti e meno omologati.
C’è poi questo vortice italiano con l’inseguimento della Lega e di Tor Sapienza da parte dei politici finiti in un cul se sac e stizziti dal fatto di essere stati bruciati sul tempo da Casapound.
Questo tourbillon potrà produrre nuove selezioni e scenari inediti.
E’ davvero tempo di muoversi per un Cambio di dimensione nella prospettiva della creazione di un dinamico, articolato, plurale, Polo del Popolo che sia forza di base, ma coscientemente incentrata nell’Asse interiore dell’Imperium.
Già ne parleremo costruttivamente e operativamente venerdì e sabato in provincia di Milano nell’ottavo incontro nazionale del Centro Studi Polaris (allego il link del programma) e ancora domenica 23 mattina con i Lanzichenecchi.
https://noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=22143;ottavo-incontro-nazionale-polaris&catid=14;note&Itemid=18
E poi quotidianamente perché non si tratta di teorie ma di fatti.
Il momento non va ignorato.
Tu che fai?

 

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