sabato 20 Luglio 2024

Se il peronismo approda di qua

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Una nuova traslazione da una sponda all’altra dell’oceano è possibile?

“Evita ay che vita” è il titolo di uno spettacolo musicale che sarà presentato vicino a Torino a fine ottobre. L’interprete è un’italo argentina, Sonia Belforte, anche a ricordare gli strettissimi legami che uniscono il Paese Sudamericano all’Italia. Con il 40% della popolazione che è discendente dei nostri emigranti. Ma i legami non sono soltanto etnici, bensì anche politici.
In fondo il Peronismo non è stato altro che una prosecuzione, oltreoceano, dell’esperienza italiana tra le due guerre. Prosecuzione, dunque non una banale riedizione o un’assurda scopiazzatura. Ma un rinnovamento e un adeguamento di quella che era stata l’idea di base – e anche finale – del fascismo italiano. Il sindacalismo di Juan Domingo Peron e di Evita risente, inevitabilmente, del sindacalismo rivoluzionario del primo fascismo (ma anche dell’influenza di Sorel) così come della Carta di Verona e della Repubblica sociale.
Indubbiamente rivisto e caratterizzato anche da una serie di errori che hanno portato, dopo la morte di Evita, alla fine della prima fase del Peronismo e all’esilio del suo lider maximo. Che, però, è tornato trionfalmente in Argentina, anche se solo per il tempo necessario a consolidare il mito prima della sua morte nel 1974, un anno dopo il rientro in patria. Lasciando il potere nelle mani della moglie Isabelita, a sua volta defenestrata dalla giunta militare.
Secondo logica, e secondo le speranze di Washington e delle capitali europee politicamente corrette, la rivolta dei militari avrebbe dovuto rappresentare la definitiva scomparsa del peronismo, considerato un ingombrante modello politico. Poteva sopravvivere il fascismo a Mussolini? Poteva sopravvivere il Peronismo a Peron? La risposta era un “no” categorico.
Infatti ad oltre 30 anni dal golpe militare, l’Argentina è guidata da una presidenza peronista, seguita ad un altro presidente del medesimo schieramento (in questo caso la signora Kirchner è succeduta al marito Nestor). Ciò non toglie che il peronismo sia profondamente mutato, ancora una volta. E che in Argentina si scontrino schieramenti di destra, di centro e di sinistra che si rifanno tutti all’insegnamento di Peron. Così erano peronisti i montoneros – diventati miti per la sinistra europea – e si dichiarava peronista l’ex presidente siriano-yanqui Menem, asservito agli economisti Usa.
Nessuno può vantare il copyright, ma in fondo anche questa è una dimostrazione di un pensiero che si rinnova, si rimodella per adeguarsi alle esigenze di un mondo che cambia con una rapidità impressionante. E mentre altri pensieri politici si fossilizzano o scompaiono travolti dalla storia, il peronismo appare più vivo che mai anche se, probabilmente, andrà in contro ad una sconfitta alle prossime elezioni argentine. Colpa dell’attuale presidente che, a differenza del marito, non ha saputo gestire una fase di economia difficile. Con il risultato di scontentare il proprio elettorato tradizionale senza riuscire a conquistare nuovi consensi.
In questo sta, probabilmente, il grande limite del peronismo argentino. Che ha superato le difficoltà di fare a meno del fondatore, e di Evita, ma che è comunque molto legato al carisma dell’interprete politico di turno. Così Nestor Kirchcner viene rimpianto e la moglie Cristina detestata. In attesa che si affacci sulla scena l’ex ferrarista Carlos Reutemann, trasformato da pilota in politico peronista particolarmente amato ed apprezzato.
Ma se il peronismo incontra dei limiti nella sua nazione di origine, per ragioni caratteriali argentine, può paradossalmente trovare nuovi spazi in Europa, a partire dall’Italia.
Che ha caratteristiche comuni con il Paese latinoamericano, ma anche peculiarità che possono consentire al modello peronista di svilupparsi ulteriormente. E di cambiare, ovviamente, adattandosi alla nostra realtà. Quel cambiamento che è sempre stata la forza del peronismo e che ha consentito al movimento di superare anni estremamente difficili, tra repressione militare, disastro economico, condizionamenti internazionali.

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