sabato 20 Luglio 2024

Una società holliganizzata

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che mette gli ultras in berlina per sublimarsi

I recenti e gravissimi fatti successi a Roma prima della finale di Coppa Italia  hanno riportato al centro dell’attenzione mediatica  la questione degli Ultras di calcio.

Sorvoliamo, per carità di patria, sulla pletora di dichiarazioni di politici , giornalisti e benpensanti da salotto , perché completamente sconnesse dalla realtà e intrise di un’ipocrita  sindrome autoassolutoria rispetto al disfacimento etico e sociale della gioventù di cui sono i massimi corresponsabili, per analizzare altri aspetti legati a questa vicenda.

Da sempre il fenomeno degli ultras di calcio, è stato accompagnato da sociologismi di ogni sorta, talvolta inclini al giustificazionismo empatico, altre volte per connotarlo in modo negativo e demonizzante: tutti e due gli approcci sono ,evidentemente, limitati e limitanti.

Il fenomeno nasce, come tutti sanno, sul finire degli anni sessanta, , in Inghilterra e trova terreno fertile presso il proletariato urbano ( working class ) bianco che si aggrega per le partite di calcio, per fare gruppo, bere ed essenzialmente fare a botte con i fans avversari.  Nulla di più, nulla di meno. 

Nasce come fenomeno reattivo di una società puritana ,con una rigida divisione tra classi, che non offre altro sfogo  che risse e alcool e che fonda la sua egemonia sul denaro. Su questo consiglio la lettura , tra tanti testi, di “HOOLIFAN” di Martin King sostenitore del Chelsea.

La “terrace culture” come veniva chiamata era una formidabile valvola di sfogo sociale  per il proletariato inglese ed il Potere chiudeva un occhio sul periodico svolgimento di incidenti nelle città inglesi , perché ne traeva utilità e perché avere una minoranza violenta da additare al resto della società come pericolosa per il vivere “civile” è sempre un ottimo affare per chi il Potere lo gestisce sul serio.

Questo finché il calcio fu reputato un business molto florido da tutelare e da ripulire da questi scomodi personaggi che furono quindi emarginati ed espulsi dagli stadi con una serie di leggi ad hoc , su iniziativa di Margaret Thatcher.

 Da questa breve introduzione si può comprendere il rapporto che si crea quindi tra il Potere  e gli ultras del calcio,  che non è quindi di natura antagonistica, come tutte e due le parti tendono ad accreditare, ma di complementarietà.

Infatti, nel linguaggio ultras, ricorre spesso l’autoqualifica di “sottocultura” e questo la dice lunga sul fenomeno: la sottocultura ultras , sorge e si afferma infatti, “sotto “ quella dominante, non contro :è parte dell’universo valoriale  della cultura dominante, consumista e capitalista, ne rappresenta solo una variante di “sotto”. Non è un “Altra Cultura”.

Non esiste, né può esistere al suo interno una radicalità “altra” che si esprima  in una visione etica completamente difforme dell’esistente , spirituale, eroica, guerriera, alternativa ad una visione mercantile dell’esistenza, casomai tende a rappresentarne la parodia e la tragica distorsione, essendo comunque espressione di qualcosa che nasce nel ventre malato dell’occidentalismo .

Quindi lo spirito di comunità e di fratellanza, si traduce in una bronxiana “mentalità di gruppo”, l’uso della forza in espressioni di violenza sbracata e disordinata , il coraggio diventa “coatteria”.

In questo senso, si assiste ad  un fenomeno alquanto singolare : è la cd società “civile e democratica “ ad  aver subito un processo di “hooliganizzazione”: i comportamenti individuali e sociali  nelle metropoli europee, hanno acquisito molto di questa “subcultura”, dove l’atteggiamento coatto e prevaricatore viene vissuto come abito morale da molte persone di ogni eta’ e condizione ,come un atteggiamento normale.. Allora accade, in questa visione distorta, che anche Genny a‘ Carogna  o qualche suo omologo possano diventare leader di qualcuno. Miracoli della democrazia..

In questo Bronx del “tutti contro tutti” che è la degenerazione ultima dell’uomo occidentale , gli ultras sono solo l’epifenomeno  forse piu’ visibile nei momenti di Hyubris collettiva che portano a qualche grave incidente, ma ne sono  solo le inconsapevoli comparse, in una trama che viene da lontano e che rimanda all’affermazione di un certo tipo umano sul piano piu’ generale.

Le loro dichiarazioni sulla volonta’ di combattere il calcio moderno che si nutre di diritti Tv e di soldi è velleitaria ed anacronistica, reattiva e scarsamente credibile, quando, ad esempio, si accompagna ad una vera e propria idolatria verso i propri  giocatori miliardari.

Anche la loro presunta “politicizzazione”, adombrata periodicamente da giornalisti senza scrupoli, è vuota e priva di ogni sostanza: l’appropriazione di simboli di questo o quel versante politico, è fatta per riempire un vuoto e è per dare una “forma simbolica “ a quello che non c’è , perché non ci puo’ essere “forma “lì dove  c’è “l’informe” : può solo esistere un atteggiamento, una posa,  un’ innamoramento per dei colori o per dei simboli, da spendere come vessilli contro qualcuno e non per affermare qualcosa.

Questa minoranza rumorosa , composta perlopiù da giovani marginali  , non tanto dal punto di vista sociale, ma dal punto di vista esistenziale, probabilmente dopo i fatti di Roma conoscerà il suo tramonto, dovuto non tanto o quantomeno non solo, alle inevitabili scelte repressive in stile “thatcheriano” ,non a caso invocate da piu’ parti nei loro confronti, quanto per la sua attuale inutilità per il Potere, che venuto meno  lo scopo del suo utilizzo, che in Italia si situa  dal 1975 in poi ( non a caso coincidente con l’inizio della crisi della militanza politica giovanile) , se ne sbarazzerà oppure lo confinerà in una riserva indiana , per evitare che sfoci altrove.

Questa, forse, sarà anche l’occasione per tanti giovani in buona fede e mossi da sincero animo ribellistico, di finirla con l’inseguire “falsi miti” e costruire altre strade di formazione di se’, liberi dal ruolo di “vittime sacrificali” ai quali il Potere li vorrebbe tenere inchiodati , in  nome del  dio Pallone e della sua sporca coscienza. 

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