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Il settarismo satanico in Italia PDF Stampa E-mail
Scritto da Diego di Sopra   
Lunedì 26 Aprile 2004 01:00

Analisi sul settarismo satanico in Italia di Diego Di Sopra, dopo la conferenza “I giovani e il satanismo” svoltasi il 18 marzo 2004 a Pavia.

Il silenzio è un nemico. Il silenzio e l’indifferenza sono i migliori alleati del male. Pensateci, non conosciamo i nomi di coloro che inchiodarono Gesù Cristo alla croce. Ci ricordiamo a malapena i nomi dei giudei che lo giudicarono falsamente e lo condannarono ingiustamente a morte. Il nome di Ponzio Pilato invece lo ricordiamo tutti. Gli esecutori materiali della condanna furono più brutali di lui e i giudici più crudeli. In Pilato alla fine ci fu soltanto il timore e il silenzio. Nonostante ciò, ricordiamo proprio il nome di Pilato, incapace di schierarsi. Se ne dovette lavare le mani! Questa è una lezione per tutti! Bisogna condannare chi fa il male, ma anche chi avrebbe la possibilità di impedirlo e non fa nulla. Chi rimane indifferente o non vuole schierarsi è colpevole e il silenzio in genere ancora più colpevole. Non si può tacere se si vuole combattere il male. Non ci si può nascondere. Bisogna parlare e schierarsi, costi quel che costi! Premesso questo… Il Viminale in Italia ha lanciato l’allarme sulle sette da molto tempo. Nel 1994 è stato fatto il primo vero censimento del ministero degli Interni, secondo il Viminale erano attive sul territorio italiano 366 sette ufficiali. Ma le ultime cifre non ufficiali sono ben più inquietanti, forse sono circa 800 tra sette, associazioni e culti vari, concentrati in prevalenza a Torino, Roma, Lombardia, Emilia e alcune realtà del Veneto. Si parla di oltre 80.000 adepti in centinaia di gruppi, tra sincretismi, false chiese, new age, esoterici, occultisti e satanisti. Sintomo di una società moderna senza più valori. Dunque accanto ad una miriade di nuovi culti iniziano a proliferare, anche nella nostra penisola, pericolose sette. In Italia è oramai innegabile una realtà satanico-rituale. Studi, elaborati dalla Polizia di Prevenzione, dimostrano che in Italia, in questi ultimi anni, si è registrato un notevole incremento di sette sataniche (prolificano aiutate dal silenzio attorno a loro). Il proliferare delle sette è un fenomeno tipico della modernità. L'Italia, feudo traballante del cattolicesimo, tra poco non avrà più niente da invidiare agli stati americani, in particolar modo alla California patria conclamata delle sette. La cronaca nera periodicamente ci riporta notizie legate al satanismo. Reati come truffa, messe nere, capretti sgozzati, sesso di gruppo, abusi sessuali anche su minori ed episodi di vampirismo o cannibalismo su cadaveri riesumati di notte nei cimiteri. Queste sono le accuse che più frequentemente colpiscono le sette sataniche. Di fronte al fenomeno satanista troppo spesso si è indifferenti o addirittura increduli. Spesso i segnali inequivocabili sono sottovalutati perfino dai prudenti ministri della Chiesa cattolica. Non si sconfigge Satana negandone l’esistenza. Chi nega l’esistenza di un fenomeno perverso come il satanismo, si rende complice. Attenzione, anche quello che può sembrare in un primo momento innocuo, in realtà non lo è affatto. Ad esempio le sedute spiritiche fatte per gioco dagli adolescenti, si gioca col fuoco e inevitabilmente qualcuno si brucia! Infatti, la prima fase del reclutamento satanista è l’accettazione dei suoi simboli e la lenta assimilazione delle letture occulte e sataniche. Attenzione, lenta ma ben mirata! In un’altra fase s’iniziano a praticare, quasi per gioco, riti magici (ritenuti innocui) fino alla vera e propria iniziazione che differisce da gruppo a gruppo. Si uccidono animali o si disegnano più semplicemente simboli satanici per poi passare a violenze d’ogni tipo (l’abuso rituale), fino all’omicidio rituale. Cosa fare? La situazione va affrontata con coraggio. Chi è consapevole del problema e dei pericoli non può tacere. Quanti giovani si possono salvare dalle grinfie del Diavolo? Col no

 
Europee, presentati i simboli PDF Stampa E-mail
Scritto da Stampa.it   
Lunedì 26 Aprile 2004 01:00

TRICOLORI E STELLE GIALLE I PIÙ GETTONATI Europee, è accordo nella Lista Unitaria, Lilli Gruber al Centro, Santoro al Sud, Letta nel Nord-Est

ROMA. Il parto difficile delle candidature della Lista Prodi per le elezioni europee di giugno è, a grandi linee, compiuto. Fino a martedì, quando le liste saranno presentate al pubblico dai quattro leader del «quadriciclo», potranno esserci ancora dei cambiamenti. Nelle caselle da riempire - 78 candidati, 15 dei quali indipendenti, 63 da spartire tra i partiti secondo quote proporzionali ma non rigide - resta ancora qualche buco. Dopo la rinuncia definitiva di Bindi, l'impasse sarebbe stato risolto convincendo a candidarsi il recalcitrante Enrico Letta. Il condizionale è d'obbligo, in quanto l'assenso del responsabile economico della Margherita, ex popolare oggi molto vicino a Prodi, viene dato al 95%. Nella circoscrizione di Nord Ovest il capolista è Bersani, l'ex ministro dell'Industria, oggi responsabile economico e n. 2 della Quercia. Seconda in lista, Patrizia Toia, Margherita, già esponente del governo Amato. A seguire, i ds dovrebbero schierare Mercedes Bresso e Marta Vincenzi, ex presidenti delle province di Torino e di Genova, ancora non certo per lo Sdi il nome di Ugo Intini. Nel Nord est capolista sarà Letta, affiancato dal numero due Giovanni Berlinguer, esponente di primo piano del Correntone ds. Nella stessa circoscrizione si presenterà il ds emiliano Mauro Zani. Al Centro, Lilli Gruber ottiene il posto di capolista, accanto al numero due Lapo Pistelli della Margherita. Al Sud, Massimo D'Alema sarà «abbinato» al socialista Ottaviano Del Turco, numero due. Certi anche Michele Santoro, indipendente e Giovanni Procacci della Margherita. La lista delle isole sarà guidata invece da Luigi Cocilovo, altro esponente della Margherita, mentre il numero due sarà Claudio Fava, Correntone ds. La novità più eclatante di quest'area sarà comunque il professor Latteri, potentissimo rettore dell'università di Catania, passato recentemente da Fi alla Margherita.

 
Il "Quarto Vuoto", nuova frontiera energetica PDF Stampa E-mail
Scritto da Sole24Ore   
Lunedì 26 Aprile 2004 01:00

Riad. Ministro al-Naimi, quanto vuoto è il Quarto Vuoto, il Rub al-Khali? < Forse sulla sua superficie non c'è niente tranne un mare di sabbia, ma il suo sottosuolo è pieno di greggio>, risponde Ali al-Naimi, ministro saudita del Petrolio.

<Ne stiamo già producendo mezzo milione di barili al giorno e siamo convinti che presto troveremo anche grandi riserve di gas. No, non credo proprio che quel pezzo di deserto sia vuoto: penso sia invece traboccante di potenzialità>.

Il Rub al-Khali o <la sabbia>, come lo chiamano semplicemente i beduini che temono di attraversarlo con le loro carovane, è il deserto assolutodi 362mila chilometri quadrati nel sud-ovest dell'Arabia Saudita, diventato ora la nuova frontiera energetica del Paese. Più del petrolio è il gas che al-Naimi conta di trovare in gran quantità. E' per questo che l'esplorazionedi quel deserto è stata aperta alle compagnie straniere. La russa Lukoil ne esplorerà 29.900 chilometri quadrati, i cinesi di Sinopec 38.800, l'Eni e la spagnola Repsol 52.000.

Ma è evidente che il petrolio resterà per un numero incalcolabile di anni il supermotore dell'economia saudita. Nel 2003, a maggio, era stato raggiunto un picco di produzione giornaliera di 9 milioni e mezzo di barili; sceso a 8.35 alla fine dell'anno. Anche se al-Naimi non è completamente d'accordo, sono tutte ottimistiche le previsioni sulla domanda di greggio nell'immediato futuro.

Vere o false che siano le aspettative, in ogni caso il governo saudita ha già previsto che un calo della produzione nel 2004 provocherà una contrazione dell'economia, attenuata e forse superata sopratutto dalla crescita del settore privato nazionale e della produzione industriale non petrolifera.

Il Rub al-Khali, comunque, continuerà ad essere la frontiera di nuove speranze energetiche. Nelle intenzioni saudite la produzione del gas estratto dal gigantesco Quarto Vuoto non sarà destinata all'esportazione, come fanno in Qatar e negli Emirati che confinano proprio con l'area che dovrà esplorare l'Eni. Entro pochi anni al-Naimi vuole raddoppiare fino a 14 milioni di piedi cubi al giorno, l'attuale produzione di gas, per ottenere l'energia necessaria agli impianti di desalinizzazione e dell'industria chimica.

Con l'uso del gas i sauditi calcolano di risparmiare un sesto degli 8 milioni di barili di petrolio che vengono prodotti ogni giorno. A meno che il Rub al-Khali non dimostri di essere più pieno di quanto lo stesso al-Naimi sia convinto, per un tempo indefinibile è escluso che il gas saudita possa essere destinato all'esportazione.

 
Stop alla 205 PDF Stampa E-mail
Scritto da Otto   
Lunedì 26 Aprile 2004 01:00

La Legge 205/93, meglio conosciuta come Legge Mancino, infatti, i principi contenuti negli art. 2, 3, 4 comma II, 18, 21, 25, 36 della Carta Costituzionale, in particolare fondamentali diritti dei cittadini, quali la libertà di pensiero e di associazione

L’art. 21 della Costituzione Italiana, comma 1, 2 sancisce: “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure (…)”.

Sono ormai dieci anni che in Italia, in palese violazione di questo punto cardine dei diritti e delle libertà inviolabili del cittadino, agisce una normativa liberticida (la Legge 205/93 Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa”, che ha modificato la precedente Legge 654/75 “Ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, aperta alla firma a New York il 7 marzo 1966”) divenuta utile strumento di repressione nelle mani di chi, attraverso un uso distorto e politicizzato della giustizia, intende colpire uomini e gruppi non politicamente corretti, i non allineati, coloro che, agendo comunque in un contesto di legalità, esprimono e manifestano il loro dissenso nei confronti del potere politico dominante; perseguiti in quanto non omologati e non omologabili. Si parla ipocritamente di democrazia, di tolleranza e di libero pensiero, ma si permette l’adozione di una legge a senso unico, che ruba la cittadinanza culturale ad un intero mondo di valori decretandone criminalmente la condanna; una normativa fatta “su misura” per imbavagliare chiunque osi affermare la propria appartenenza, difendere la propria identità e la propria memoria storica.

La Legge 205/93, meglio conosciuta come Legge Mancino, viola, infatti, i principi contenuti negli articoli 2, 3, 4 comma II, 18, 21, 25, 36 della Carta Costituzionale, in particolare fondamentali diritti dei cittadini, quali la libertà di pensiero e di associazione.

Una normativa discutibile non solo dal punto di vista politico, ma pure giurisprudenziale, nel momento in cui il Legislatore non ha fornito nessuna definizione di “razza”, “razzismo”, né, soprattutto, di “discriminazione”. Cosa

 
Gb: politici in subbuglio, cellulari a rischio hacker PDF Stampa E-mail
Scritto da ANSA   
Domenica 25 Aprile 2004 01:00

'Times' lancia allarme, c'e' una falla tecnologica Gb: politici in subbuglio, cellulari a rischio hacker

LONDRA, 24 APR - Una falla tecnica in moltitelefonini espone i parlamentari britannici e milionidi utenti a rischio hacker, rivela il 'Times'.Un'inchiesta del giornale britannico, incollaborazione con una societa' specializzata, scopreche i cellulari possono essere usati come 'cimici'.Utilizzando Bluetooth, un sistema che permette a computer e cellulari di comunicare attraverso onde radio, puo' essere possibile,per pirati esperti,ascoltare le comunicazioni senza essere scoperti.

 
Mandato di cattura europeo PDF Stampa E-mail
Scritto da Italianiliberi.it   
Sabato 24 Aprile 2004 01:00

Avviso agli Italiani e ai cittadini di tutti gli Stati membri dell'Unione europea.

La legge quadro sui reati di razzismo e xenofobia deliberata dal governo dell’Unione Europea impedisce in forma assoluta qualsiasi forma del pensiero, sia come “sentimento” sia come “espressione” detta, scritta, manifestata nei confronti di un individuo o di un gruppo, e che un magistrato, in base al suo personale convincimento, ritenga pregiudizialmente negativo. Questo convincimento potrà far scattare il processo, in uno degli Stati membri dell’Unione, a carico dell’individuo o del gruppo in questione, che sarà chiamato a risponderne davanti a quel magistrato quale che sia la nazionalità, la lingua, la residenza dell’inquisito, fino al mandato di arresto e al congelamento dei beni. Si tratta di una legge che suggella la fine di ogni libertà, di ogni civiltà giuridica, e instaura, al riparo del Tribunale dell’Inquisizione e del terrore psicologico e fisico, la più assoluta dittatura.
Cari Italiani, o cari Francesi, Tedeschi, Austriaci, Inglesi, Olandesi, Belgi, Svedesi, Danesi, Spagnoli, Portoghesi, e tutti gli altri cittadini dell’Unione, questa è una battaglia che dobbiamo fare insieme, organizzando manifestazioni di piazza prima che la legge sui reati di razzismo e xenofobia vada in vigore nel prossimo maggio. Dopo non potremo più né parlare, né scrivere, né fare manifestazioni di nessun genere. Dobbiamo convincerci che nessun partito, nessuna organizzazione politica, nessun detentore di potere ci aiuterà, perché anzi questa è la loro arma più forte per ottenere la passività totale dei sudditi e realizzare lo scopo che è alla base del progetto di unione europea: annientare la personalità degli individui e dei popoli, convincerli con la violenza dell’imposizione autoritaria che non si deve pensare.
Chiunque abbia delle idee, delle proposte, ce le faccia sapere, tenendo comunque presente che anche i giornalisti, col loro silenzio, sono stati fino ad oggi complici dei politici nell’instaurazione del regime inquisitoriale del Terrore, e che quindi non si può contare su di loro.

Nota:
Daremo i dettagli sui paragrafi della legge e il relativo commento nei prossimi articoli. Informiamo, comunque, che l’unico magistrato che ha espresso il suo parere “tecnico”, assolutamente negativo su questa legge è il Presidente del Tribunale dei Minori di Trento, Dott. Carlo Alberto Agnoli, il quale è stato anche ascoltato in proposito dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, senza ovviamente ottenere nulla. Se il Dott. Agnoli ritiene incredibile che nella numerosissima schiera di magistrati e di avvocati che affolla il nostro paese, non si alzi neanche una voce a difendere la nostra civiltà giuridica, io so invece che non può non essere così. Lo scopo primario dell’unificazione europea è stato, fin dall’inizio, una dittatura comunista, con l’eliminazione delle Nazioni, degli Stati, delle differenze di pens

 
Bimbi disattenti? Troppe ore davanti alla tv PDF Stampa E-mail
Scritto da Il Messaggero   
Sabato 24 Aprile 2004 01:00

NEW YORK - Il cervello degli esseri umani si forma e matura nei primissimi anni d'età. E se in quegli anni i bambini guardano troppa televisione, il loro cervello ne risente in modo grave.

Uno studio pubblicato sul numero di aprile dell'autorevole rivista specialistica Pediatrics ha lanciato l'allarme negli Usa: ogni ora di televisione che un piccolo guarda, fa aumentare del dieci per cento il rischio che a scuola egli soffra della «sindrome da ridotta capacità di attenzione e concentrazione».
Di studi sugli effetti deleteri del piccolo schermo sui giovani se ne sono fatti a bizzeffe negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Gli esperti di psicologia infantile negli Usa si sono detti certi più volte che troppa televisione sia causa di obesità e di comportamento aggressivo. Tuttavia finora quasi tutte le ricerche si sono concentrate su bambini in età scolare. Questa, condotto dai ricercatori dell'Università di Washington a Seattle, è la prima che analizza gli effetti della televisione sui più piccoli, quelli in cui il cervello è ancora in fase di formazione. I ricercatori hanno constatato che nel primo anno d'età i bambini americani trascorrono una media di due ore e 20 minuti davanti alla tv. La media tocca quota 3 ore e 6 minuti per i bambini sopra i tre anni. Ma ci sono piccoli che hanno la tv nella loro cameretta e che possono guardarla per ore, anche per intere giornate. Il risultato di ciò si avverte solo più tardi quando i bambini cominciano ad andare a scuola: «Sullo schermo tutto avviene velocemente, a lampi brevi e improvvisi - spiega Dimitri Christakis, uno dei ricercatori -. Il cervello dei bambini si è formato su quei tempi, su quegli sprazzi, e non riesce più a concentrarsi quando non riceve lo stesso tipo di stimolo veloce».
Gli educatori hanno da tempo denunciato problemi nella capacità di concentrazione dei bambini a scuola. Venti anni fa, alcuni studi dimostrarono che gli scolari riuscivano a seguire gli insegnanti per un periodo di quindici minuti, poi si distraevano: quegli intervalli coincidevano con le scadenze degli intervalli pubblicitari dei programmi televisivi. Ma da allora la situazione è molto peggiorata. Anche insegnanti di eccezionale bravura e superba preparazione didattica dicono che un numero crescente di bambini non riesce mai a concentrarsi, neanche per qualche minuto.
Gli autori dello studio su Pediatrics raccomandano ulteriori ricerche, vista l'immesa complessità del tema. Tra l'altro, la sindrome da scarsa attenzione e capacità di concentrazione può esistere indipendentemente dall'influenza della televisione. Nelle sue forme più gravi è in genere di origine ereditaria: genitori irrequieti, nervosi, distratti, tendono a trasferire questi tratti caratteriali ai loro figli. Negli Usa i casi più gravi vengono curati con il Ritalin, un medicinale che può contribuire a migliorare molto la situazione, ma può anche avere effetti secondari seri. Recentemente si è notato ad esempio che i bambini che lo prendono, nel corso di due anni crescono di un centimetro meno di quelli che non lo prendono.

 
Il mandato di cattura europeo ci sara’… ma forse e’ meglio cosi’! PDF Stampa E-mail
Scritto da di John Kleeves,Italicum   
Venerdì 23 Aprile 2004 01:00

Il 29 ottobre 2003, il Presidente della Repubblica Ciampi, parlando al Consiglio Superiore della Magistratura, ha detto che il mandato di cattura europeo “ deve essere in armonia con i diritti della persona, garantiti dalla nostra Costituzione".

Questa affermazione, scandita immagino coi soliti toni enfatici cui ci ha abituato questo personaggio, è falsamente rassicurante. A mio avviso, anzi, ci annuncia a lettere piuttosto chiare che sta arrivando il peggio. Per due motivi. Il primo è che evidentemente Ciampi il mandato di cattura europeo lo da per scontato. Non ha detto se questo mandato ci debba essere o no ; ha detto - direttamente, senza premesse e senza distinguo - come deve essere : lo ha trattato dunque come un acquisto già deciso, giusto sul cui prezzo magari si potrà tentare di risparmiare. Come sapete l’adozione del mandato di cattura europeo sinora è stato bloccato in sede comunitaria proprio e solo dall’Italia, per volontà della Lega e del suo ministro della Giustizia Castelli, ma la questione è stata posta nell’agenda del Parlamento: ebbene, Ciampi ci ha appena detto che il Parlamento sconfesserà l’opposizione di Castelli e della Lega ed approverà il mandato di cattura europeo, permettendone così l’adozione pratica e ufficiale in tutta la Comunità. Il secondo motivo di preoccupazione è che ricordiamo tutti le parole pronunciate dallo stesso Ciampi ad Asti il 3 aprile scorso: “nessun soldato italiano è andato né andrà in Iraq “. Così disse, naturalmente con quel suo solito tono super enfatico, pontificale, e però ora di soldati italiani in Iraq ce ne sono 1.200, agli ordini dei polacchi (a loro volta - si intende - agli ordini degli statunitensi). Ciò considerato, io direi che il futuro può essere dato per certo : il nostro Parlamento darà il via libera al mandato di cattura europeo e la Costituzione italiana altro che non essere rispettata : sarà fatta in mille pezzi, polverizzata. A questo punto sembrerebbe d’obbligo disperarsi, e fra un ciuffo e l’altro di capelli strappati fare il drammatico annuncio, tipo questo: Popolo ! Nell’Unione Europea, e quindi in Italia e in tutto il resto dell’Europa, sia occidentale che orientale con l’esclusione - ironia della sorte ! - della sola Russia, sta per arrivare la fine dello Stato di diritto, la fine di ogni libertà politica, di parola, di espressione, di stampa, sta per arrivare la repressione del dissenso e la deportazione degli oppositori, l’incubo di ogni democratico sta per divenire realtà, il regime del Terrore sta per cadere su di noi ! Ma non lo faccio un annuncio del genere. Perché in Europa, certamente non in quella orientale ma neanche in quella occidentale, lo Stato di diritto e tutte quelle libertà non ci sono mai state. Prendiamo l’Italia, proprio quella che dopo il 1945 è stata e continua a essere pubblicamente osannata come “democratica”. Stato di diritto ? Libertà di parola-espressione-stampa ? Libertà di opposizione politica ? Quando mai ! Sono sempre state parole, declamazioni, prolusioni accademiche, tromboneschi discorsi “ a reti unificate “, teorie di biblioteca e temi di liceo classico, veri sogni forse per qualcuno e concrete aspirazioni per qualche altro povero ingenuo, ma non fatti concreti ; fantasmi inutilmente ancorché indefessamente evocati, non

 
Eurasia: Continente autarchico! PDF Stampa E-mail
Scritto da Stefano Vernole   
Venerdì 23 Aprile 2004 01:00

Non è un’utopia, ma lo confermano i freddi dati economici; per scongiurare tale eventualità, che metterebbe la parola fine alla globalizzazione capitalistica, i moloch del libero mercato stanno correndo ai ripari.

Che l’Eurasia possa divenire un continente autarchico non è un’utopia, ma lo confermano i freddi dati economici; per scongiurare tale eventualità, che metterebbe la parola fine alla globalizzazione capitalistica, i moloch del libero mercato stanno correndo ai ripari.Peraltro, l’Eurasia è l’unico blocco potenziale che negli ultimi 25 anni abbia ridotto i consumi di petrolio a vantaggio di altre fonti energetiche, idrogeno, energia solare … e con il protocollo di Kyoto abbia almeno ipotizzato la possibilità di uno sviluppo economico alternativo. Analizzando le stime accertate per quanto riguarda le riserve di greggio, gas naturale e carbone, possiamo facilmente comprendere gli scopi delle guerre statunitensi contro Afghanistan e Iraq: un disperato tentativo di accaparrarsi immensi giacimenti di materie prime, evitare un declino ormai irreversibile e mantenere uno stile di vita insostenibile (36,1% di emissioni di anidride carbonica nel mondo, a fronte di una popolazione del 4% circa dell’intero pianeta).

Ma lasciamo parlare le cifre. (1)

Il 65,4% delle riserve petrolifere accertate alla fine del 2002 si trovano in Medio Oriente, il 9,4% in Sudamerica e solo il 4,8% in America settentrionale; 8 milioni di barili di greggio vengono estratti ogni giorno in Arabia Saudita, 7,8 in Russia, 5,8 negli USA, 3,5 in Iran, 3,3 in Cina, 3,05 in Messico.

* Riserve di greggio (accertate al 2002 in miliardi di barili): Asia del Pacifico: 38,7 Nord America: 49,9

Africa: 97,5

Eurasia: 97,5

Sud e Centro America: 98,6

Medio Oriente: 685,6

* Giacimenti di gas naturale (accertati al 2002, in migliaia di miliardi di

m3):

Sud e Centro America: 7,08

Nord America: 7,15

Africa: 11,84

Asia del Pacifico: 12,61

Medio Oriente: 56,06

Eurasia: 61,04

* Disponibilità di carbone (accertate al 2002 in miliardi di tonnellate) Medio Oriente: 1,7 Sud e Centro America: 21,8

Africa: 55,4

Nord America: 257,8

Asia del Pacifico: 292,5

Eurasia: 355,4

Ricapitolando, l’Eurasia possiede il doppio delle riserve di greggio degli Stati Uniti (la cui supremazia è ancora schiacciantemente detenuta dal Medio Oriente), è superiore di nove volte per quanto riguarda i giacimenti di gas naturale rispetto a quelli nordamericani e ha disponibilità di carbone per oltre 1/3 maggiore.

Teniamo inoltre presente che -in base agli scenari individuati dai ricercatori della multinazionale Royal Dutch Shell- si assisterà nei prossimi anni a una vera e propria corsa verso il gas naturale -risorsa della quale la Russia è ricchissima-; entro il 2010, esso sostituirà il carbone (che oggi costituisce il 24% della produzione d’energia primaria nel mondo), entro il 2020 il petrolio (ora al 35%).

Se teniamo presente la disponibilità manifestata da vari paesi arabi di vendere il proprio petrolio in euro (Iraq -poi aggredito- Libia, ma anche paesi dell’OPEC e Russia), riusciamo a immaginare facilmente perché oggi gli Stati Uniti stiano giocando allo «scontro di civiltà» e di quale portata sia il tradimento operato da quelle classi dirigenti europee che insistono a mantenerci legati al carro di Washington.

Una sovranità limitata che la nazione italiana paga in modo particolare; nel maggio 1994 viene completamente liberalizzato il prezzo dei prodotti petroliferi, dopo un lungo periodo nel quale esso veniva stabilito dal governo attraverso il CIP (Comitato interministeriale prezzi). Premesso che il prezzo del petrolio incide in minima parte sul prezzo finale e che il 68% di quello di un litro di carburante è costituito da gravame fiscale che finisce nelle casse dello Stato, bisogna ricordare che rincari o ribassi del restante 32% segue l’andamento di logiche particolari, spesso legate al rapporto domanda-offerta ma che hanno in linea di massima origine negli Stati Uniti (che dominano il mercato mondiale

 
Pasta geneticamente modificata PDF Stampa E-mail
Scritto da Normanno.com   
Venerdì 23 Aprile 2004 01:00

Dal 19 aprile diventa obbligatoria l'etichettatura con l'indicazione del contenuto degli OGM su circa 30mila prodotti alimentari e sui mangimi, qualora la concentrazione sia superiore allo 0,9%.

Pochi sanno pero' che- come sostiene Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc (Associazione degli utenti e dei consumatori) - da oltre vent'anni ci nutriamo quotidianamente con pasta geneticamente mutata proveniente da una varieta' di grano duro, il Creso, ottenuto presso il Centro di studi nucleari della Casaccia (Roma).


Il grano duro Creso e' stato ottenuto da un incrocio tra una varieta' messicana, la Cymmit, e una italiana, la Cappelli, la quale e' stata precedentemente sottoposta a bombardamento con raggi X: insomma Cymmit piu' il mutante di Cappelli Cp B144.

Ovviamente il nostro piatto di pastasciutta non emette radiazioni, ma l'informazione che la pasta che compriamo e' fatta di grano duro Creso non e' scritta su nessuna confezione, obbligo che invece scatta per i prodotti che contengono OGM (organismi geneticamente modificati) in quantita' superiore allo 0,9%.

Si può discettare sulla differenza tra organismi geneticamente modificati o mutati: si tratta in ogni caso di cambiamenti nella struttura del DNA dell'organismo preso in considerazione.

Che il consumatore sia informato e' diritto inalienabile e, proprio perche' tale, dovrebbe coinvolgere tutti i prodotti che hanno visto modificare la propria originaria struttura genetica.

 
La cena è clonata PDF Stampa E-mail
Scritto da P.E. Cicerone (L'Espresso)   
Venerdì 23 Aprile 2004 01:00

Le autorità sanitarie degli Stati Uniti danno il via libera al consumo di animali duplicati. Sono come gli altri, dicono. I consumatori insorgono.

Sono hamburger da cento dollari l'uno, quelli che potrebbero arrivare tra poco sulle nostre tavole. È il prezzo della carne di animali clonati. Che l'Fda, l'organismo americano che tutela la sicurezza alimentare, sta per mettere sul mercato, insieme al latte da loro prodotto. Per ora è stata diffusa una dichiarazione preliminare da cui risulta che questi prodotti sono da considerarsi sicuri, rinviando alla prossima primavera le normative sull'etichettatura delle bistecche clonate. Normative che potrebbero anche non arrivare, se l'Fda confermasse il punto di vista espresso finora. E cioè che non è necessario informare i consumatori dell'origine di ciò che stanno acquistando, dato che gli animali clonati (e il loro latte ) sono uguali a quelli prodotti con metodi naturali. O almeno, la precisazione è d'obbligo, naturali quanto ci si può aspettare da animali di allevamento, quasi tutti figli della fecondazione artificiale, generati da sperma congelato di pochi maschi iperselezionati e da ovociti di mucche già macellate da impiantare poi in una fattrice, oppure da femmine di cui è stata sincronizzata chimicamente la fase dell'ovulazione per rendere più economico ed efficiente il processo riproduttivo. La clonazione dunque non è che il punto di arrivo di un processo avviato anni fa. "Per la precisione, quella di cui si sta discutendo ora è la clonazione da cellule somatiche di individui adulti", spiega Cesare Galli, docente all'Università di Bologna e direttore del Laboratorio di Tecnologie della Riproduzione di Cremona dove sono nati il toro Galileo e altri animali clonati. Esiste poi la clonazione da cellule embrionali, già diffusa senza troppo clamore alla fine degli anni '80, quando negli Stati Uniti c'erano aziende come la Granada Corporation o l'American Breeder Service che puntavano su questo nuovo business. "Di questi animali ce ne sono ancora in circolazione, in Giappone la carne di manzo clonato è sul mercato da dieci anni", sostiene Galli. Ma oggi gli allevatori preferiscono pensare di poter sfruttare in eterno le copie dei loro animali più belli e redditizi. "La tecnica è sostanzialmente la stessa, ma piuttosto che utilizzare le cellule di un embrione, di cui non si conosce la riuscita, si preferisce prenderle dal corpo di individui adulti scelti per le loro caratteristiche", spiega Galli. O addirittura da bistecche, come hanno fatto nel 2002 i ricercatori dell'Università della Georgia insieme a Prolinia, un azienda specializzata in clonazione: per la buona ragione che certe informazioni sulla qualità della carne si ottengono solo dopo la macellazione. L'autorizzazione dell'Fda è arrivata dopo più di due anni di indagini e polemiche, quando già nel 2002 la National Academy of Sciences americana aveva decretato sicure le carni degli animali clonati. Per ora si tratta di una decisione limitata, che riguarda solo cloni convenzionali, anche se la clonazione è uno dei metodi con il quale potrebbero essere prodotti animali transgenici. La Fda ha comunque ammesso di aver bisogno di nuovi dati, visto che quelli disponibili sono scarsi e riguardano quasi solo i bovini. E mentre i pochi produttori già in possesso di bovini clonati (negli Stati Uniti dovrebbe essercene qualche centinaio, molti dei quali però nati da clonazione embrionale) da anni buttano tonnellate di latte e congelano decine di provette di seme, in attesa di tempi migliori, la parziale apertura alle carni clonate annunciata a fine ottobre è bastata a scatenare le polemiche. Creando un'inedita alleanza tra movimenti dei consumatori, ricercatori prudenti che invocano il principio di precauzione e animalisti preoccupati del benessere degli animali. "La clonazione è ammissibile in un'ottica riduzionista che considera gli animali esseri senz'anima, macchine per produrre carne o latte", dice la Humane society americana. Molte preoccupazioni nascono dalla diffusione di

 
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