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Il gioco degli stragisti PDF Stampa E-mail
Scritto da gabrieleadinolfi.it   
Domenica 18 Aprile 2004 01:00

Dietro Madrid... riflessioni.

L’11 di marzo ha contrassegnato, forse, l’inizio di una campagna di terrore su vasta scala.
È auspicabile che l’atrocità si esaurisca nello strazio dei duecento morti e degli oltre millecinquecento feriti di Madrid, è sperabile ma non è assolutamente certo.
Alcune “fonti bene informate” sostengono purtroppo il contrario
.
Da voci provenienti dalla finanza americana una campagna del terrore il cui obiettivo principale sarebbe quello di colpire le borse è prevedibile in Italia, Francia e Inghilterra oltre che, nuovamente, negli Stati Uniti.
Fonti “vicine” al Mossad – ovverosia il servizio segreto israeliano così presente negli intrighi internazionali più sanguinosi – parlano di Roma e Vienna.
E dobbiamo tristemente convenire che l’unico comun denominatore delle due piste è proprio il nostro Paese.
.
Si può sempre sperare che l’allarmismo sia infondato e che tutto rientri nella normalità, ma dobbiamo ipotizzare il contrario e, quindi, trovarci mentalmente preparati a quanto potrà accadere, ché, se davvero di terrore globale su vasta scala si tratta, tutto il quadro politico verrà sconvolto e sarà allora necessario mostrarsi all’altezza degli eventi.
Perché il gioco è abbastanza chiaro, ma non si può ragionare freddamente su di esso allorquando l’opinione pubblica è eccitata al calor bianco, pena il sospetto di acquiescenza verso i criminali.
L’immagine del terrore che ci giunge dal Pentagono-Cnn e che ci viene letteralmente imposta è quella di Al Qayda, una sorta di società segreta criminale onnipotente, proprio come la Spectre di 007.
Non si può discutere questa “verità”: il Partido Popular spagnolo che l’ha messa in dubbio già l’undici di marzo, avrebbe addirittura perso il governo per questo, stando a quanto ci dicono.
.
Eppure una persona intelligente e riflessiva, specie se ha esperienza politica, non può assolutamente dar credito alle grossolane panzane che furono imposte al mondo intero dopo l’11 settembre e si renderà perfettamente conto che colà non agirono commandos suicidi arabi ma che la realtà fu ben diversa.
Personalmente non ho avuto bisogno di attendere l’uscita dei due documenti-inchiesta di Maurizio Blondet (“11 settembre colpo di stato in America” e “Chi comanda davvero in America”) per rendermi conto che quel giorno si verificò un colpo di mano tragico, epocale e spaventoso.
Non ho avuto bisogno di consultare i grafici precedenti l’attacco per sapere che l’economia e la finanza americana erano sull’orlo della bancarotta e che soltanto una campagna bellica mirante a tre obiettivi (rilancio delle produzione industriale, rilancio dell’interrotta produzione di oppiacei in Afghanistan e occupazione delle fonti energetiche che alimentano l’Europa) avrebbe permesso agli Usa di prolungare l’agonia
 
In Asia si prepara l'anti-Microsoft PDF Stampa E-mail
Scritto da Html.it   
Sabato 17 Aprile 2004 01:00

I governi di Giappone, Korea e Cina preparano uno standard comune sulle tecnologie di comunicazione. I sistemi informatici dovranno essere basati su strumenti open source

I governi di Giappone, Korea e Cina preparano uno standard comune sulle tecnologie di comunicazione. I sistemi informatici dovranno essere basati su strumenti open source

Dopo l'Europa, anche l'Asia sbatte la porta in faccia a Microsoft. I rappresentanti dei governi di Cina, Giappone e Corea del Sud hanno firmato un documento ufficiale che li impegna a sviluppare standard tecnologici comuni, compresi sistemi informatici e di comunicazione cellulare bastai su software open source.

La linea è stata definita durante un meeting svoltosi a Pechino alcuni giorni fa. L'incontro, come riportato da alcuni quotidiani locali, ha visto al centro della discussione i vantaggi derivanti dall'adozione di sistemi basati sul software libero.

I tre governi asiatici da tempo hanno sviluppato un pano d'azione comune per rendere interoperabili le tecnologie all'interno del continente. In quest'ottica i sistemi open source, come Linux, hanno sempre guadagnato maggiore spessore e attenzione. I sistemi open source son preferibili alle alternative a codice chiuso per le garanzie di sicurezza ed economicità che offrono. In più, lo sviluppo di applicazioni open source è molto diffuso sia in Cina che in India.

Il Software open source evita anche il rischio di una pericolosa concentrazione dei sistemi informatici sotto un unico sistema, quello di Microsoft che tuttora governa il 90 per cento dei sistemi operativi mondiali.

In un incontro svoltosi a settembre a Phnom Penh, i tre governi avevano già espresso critiche al monopolio di fatto di Redmond. La capillare diffusione dei sistemi Microsoft «opprime la forza commerciale dei prodotti asiatici nel mercato del software» e pone gravi rischi per la sicurezza, come dimostrano le decine di virus che, veicolate attraverso sistemi Windows, invadono in pochi minuti le macchine di mezzo mondo.

L'alternativa è allora l'open source, e Linux in particolare. I tre governi asiatici promuoveranno con aiuti specifici lo sviluppo di infrastrutture informatiche proprie e assumeranno all'interno dei governi software open source.

I sistemi open source hanno sempre goduto di un grande favore in Asia. I sistemi a codice aperto, Linux in testa, hanno trovato nella regione terreno favorevole e ottimi modelli di sviluppo.

Quasi in contemporanea con il meeting infatti è stata presentata dalle due aziende cinese e giapponese Red Flag e Miracle Linux la prima versione beta di Asianux, una distribuzione Linux espressamente indirizzata al mercato desktop delle aziende asiatiche e benedetta da Oracle. Asianux propone anche un sistema di certificazioni per favorire l'interoperabilità dei software open source e proprietari. La versione finale di Asianux è attesa per l'estate di quest'anno.

 
Paradisi Fiscali: Istruzioni per l'uso PDF Stampa E-mail
Scritto da report.rai.it   
Venerdì 16 Aprile 2004 01:00

"I PARADISI FISCALI E LA TOBIN TAX, UN GRANELLO DI SABBIA NEGLI INGRANAGGI DELLA SPECULAZIONE FINANZIARIA"

Mettiamo che si potessero tassare i Paperoni del mondo, quelli che per intendersi si arricchiscono speculando sui cambi, senza produrre niente, quelli che muovono il loro denaro passando per societa' offshore, senza pagare tasse...
...Basterebbe che sulle loro transazioni speculative si potesse prelevare anche soltanto lo 0,5% e tanti i problemi ormai cronici potrebbero essere finalmente affrontati con i mezzi necessari.
O almeno, cosi' credono le 26 mila persone che si battono per l'introduzione di una tassa di questo genere, la Tobin tax, e che si sono organizzate a tal fine in una rete internazionale, la rete Attac.
Dopo Seattle infatti e' apparso chiaramente che ormai alla gente la risposta "e' il mercato" non basta piu', che la "globalizzazione" non e' amata, anzi spesso rifiutata.
Il senso di impotenza dei cittadini viene dal fatto che la politica sembra avere perso il proprio primato a favore dell'economia, vera forza trainante dello sviluppo della nostra societa'.
La potente spinta verso la liberalizzazione (nessun vincolo, nessun balzello) si situa al polo opposto rispetto alla proposta della Tobin tax, che viene criticata come "utopica" e irrealizzabile".
Ma fermiamoci un momento... e andiamo a vedere da vicino chi non vuole la Tobin Tax, chi sono e come funzionano le lobbies finanziarie (punta di diamante del processo chiamato "globalizzazione"), piu' potenti dei politici stessi.
Facciamoci un giro anche noi, come loro, nei paradisi fiscali...

Aprire una societa' offshore? e' facilissimo
Ecco Road Town, la capitale di Tortola, alle Isole Vergini Britanniche.
Ci sono 15 mila abitanti e ben 350 mila societa' offshore, che significa letteralmente "societa' fuori giurisdizione".
Le societa' offshore non hanno uffici, non hanno dipendenti, non hanno altro che delle targhette fuori dalla porta, e spesso neanche quelle.
Ma perche' 350 mila societa', tutte a Tortola? Perche' aprire una societa' offshore a cui intestare i propri beni e' facilissimo: bastano 48 ore, la riservatezza e' totale e garantita e nel paradiso fiscale la societa' non paga tasse.
...Inoltre, dai tribunali dei paradisi fiscali non filtrano informazioni sull'identita' dei veri beneficiari dei conti correnti intestati alle societa' offshore, come ben sanno i magistrati della procura di Milano, che durante le indagini di Mani Pulite si sono trovati davanti centinaia e centinaia di societa' offshore.
La difficolta' per gli inquirenti e' che molti paradisi fiscali non rispondono alle richieste di assistenza. Ad esempio le Bahamas non danno nessuna risposta, e su 600 rogatorie, dopo 8 anni ne sono state soddisfatte soltanto la meta'. Ci sono paesi che garantiscono l'anonimato assoluto, come le Seychelles.

Al supermercato del "viaggiatore fiscale"
Ma quanti sono i paradisi fiscali nel mondo? tutti pensano al vip che va a prendere la residenza a Montecarlo, ma quello e' un falso probl

 
Terza relazione progetto Polaris PDF Stampa E-mail
Scritto da gabrieleadinolfi.it   
Giovedì 15 Aprile 2004 01:00

Il progetto Polaris mira a costituire una scuola di azione e pensiero denominata appunto Polaris.

Terza relazione progetto Polaris

Come promesso, vi tengo informati dello svolgimento del primo corso SPERIMENTALE e lo sottolineo, che s’inserisce nel progetto Polaris da me condotto.

I corsi vengono filmati e, di qui a due mesi, ne trarremo delle videocassette e dei cd affinché possano essere utilizzati da tutti.

I temi: la prima sessione ha trattato il capitalismo, tra i relatori Giorgio Vitangeli, un economista che fu tra i fondatori del famoso Orologio (la sinistra neofascista degli anni sessanta).

La seconda ha affrontato il tema delle multinazionali. Presente Giorgio Vitali, chimico a lungo dipendente di una multinazionale (l’odierna Novartis) e Segretario dell’unico Sindacato di quadri della ricerca.

 
La falce e il boomerang PDF Stampa E-mail
Scritto da ansa   
Martedì 30 Novembre 1999 01:00


Sarebbero stati degli djihadisti irriconoscenti a colpire alla Sinagoga di Bruxelles

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